sabato 24 ottobre 2009

Some Girls


Il 77 per gli Stones fu un anno particolare. I loro ultimi due album, It’s Only Rock’n Roll e Black & Blue, non raggiunsero, nonostante le ottime vendite, gli standard degli album di inizio decade, Sticky Fingers e Exile On Main Street. Mick, inoltre, non sopportava più Keith ed il suo abuso di droghe; Keith non vedeva di buon occhio il presenzialismo di Mick, nessuno rivolgeva parola a Bill, Ronnie era appena arrivato e Charlie si lamentava della dipartita di Mick T. Il loro nuovo album avrebbe dovuto essere un live, che, considerando l’uscita di già 3 best of, portava a 4 le retrospettive uscite dal 75. La band prenotò il Mocambo Club di Toronto per registrare un paio di bonus tracks. Keith intanto si faceva beccare dai mounties con una grossa quantità di eroina. Venne accusato di traffico internazionale, rischiava un ergastolo, venne rilasciato su cauzione in attesa di giudizio. L’arresto di Keith fu probabilmente la ragione per la quale Mick volle entrare in uno studio e incidere. Oltre ad avere già materiale e idee prima che Keith potesse crollare definitivamente, avrebbe stretto la band intorno a Keith e l’avrebbe tenuto lontano dai peggiori presagi sul suo futuro. Venne prenotato uno studio a Parigi e ingaggiato Chris Kimsey, già assistente in Sticky Fingers. Gli Stones incominciarono a lavorare in uno stato di tensione, solidarietà e rabbia che rifletteva a pieno titolo lo stato d’animo della band. L’energia, la potenza, l’ironia ed il sarcasmo di Some Girls, bellezza delle canzoni a parte, lo lega ai classici album degli Stones. Suona fresco e in linea con i tempi. Così come Let It Bleed si lega alla fine della vibra anni ’60, Some Girls fa proprie le due tendenze musicali di fine anni ’70, disco e punk. Sebbene Jagger e Richards si presentino come Glimmer Twins, storia vorrebbe che Some Girls fosse “Mick’s album”, secondo l’idea che con un Keith così alla frutta e probabilmente a breve, al fresco, Jagger prese in mano la situazione e portò l’album a casa. “Direi l’opposto” sostiene Chris Kimsey “ fu l’album più corale al quale ho lavorato. Credo che Mick si sobbarcò il lato business, ma non tutto il lato creativo. Non importava in che stato fosse ma Keith non l’avrebbe permesso a nessuno”. Buona parte venne scritta in studio, una quarantina di canzoni, in diversi stati di completamento. Alcune di queste vennero pubblicate in seguito. Inoltre si riteneva che potesse essere diviso in Mick’s songs e Keith’s songs; Mick che era ormai presenza fissa assieme a Bianca allo Studio 54 di New York, venne visto come il responsabile di quelle canzoni dove prevale l’elemento disco, Keith dove prevale l’elemento punkeggiante. Secondo Chris Kemsey era la prima volta che vedeva Mick suonare la chitarra in maniera così rozza e a volume pazzesco. Keith delle volte staccava il suo ampli perché suonava “too fuckin’loud!” . Keith, secondo Mick, odiava il punk, non li considerava musicisti ma belle statuine. “eravamo decisi a suonare rock n roll veloce. Non ci sono ballate in Some Girls, a parte Beast of Burden e Faraway Eyes, che pur ridicolizzando la country music la magnificava”. Se a Keith non gliene fregava nulla della disco, non ebbe comunque problemi con Miss You, scritta da Jagger a Toronto in assenza di Keith. Come disse Mick “ la band ha sempre suonato disco in un modo o nell’altro e Miss you non è disco disco, che so, come Da ya think i’m sexy di Rod Stewart, la canzone ha delle gran chitarre al posto di archi e oooohe oooohe girls” . Miss You ha un tiro fenomenale. Il riff d’armonica venne suonato da un tipo di New York, scovato in metropolitana a Parigi. Nonostante il grande numero di ospiti che affollavano il bar dell studio, gli Stones usufruirono dell’aiuto del sassofonista Mel collins e di ian mclagan, tastierista con wood nei faces. Wood trovò il suo ruolo in some girls. Sebbene suonasse con la band dal ’75, il suo contributo all’album precedente, black & blue, si limita ad un paio di canzoni e altre parti marginali. In some girls risalta invece il suo entusiasmo chitarristico e la sua capacità con la pedal steel. Riascoltando il disco a distanza d’anni ci si rende conto dell’attitudine che lo lega ad una città più di ogni altra, new york “erano canzoni very new york, scritte a new york, con l’energia di new york” secondo mick. Il gruppo aveva inoltre stabilito il quartier generale della rolling stones records a manhattan. La copertina stessa, era geniale, una specie di pubblicità di acconciature, che procurò noie legali da raquel welch e lucile ball. La title track portò il reverendo jesse jackson a boicottarne le vendite per la frase “black girls just wanna get fucked all night/ i don’t have that much jam” leggendolo come un insulto razzista. La canzone, una california girls dei beach boys versione x-rated, era nella più pura misoginia stones. La band comunque dovette scusarsi ufficialmente. E keith richards? Ritornò in canada, venne dichiarato colpevole d’uso ma non di traffico d’eroina, la sentenza venne sospesa e condannato a suonare un concerto per beneficenza. The Rolling Stones swaggerd on to fight another day.

2 commenti:

  1. Gran bella recensione di un grandissimo album Stones. Molto romantica l'idea della band stretta intorno a Keith per aiutarlo in quei momenti più difficili del solito ...
    Bravo MarX

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